Proseguiamo il nostro percorso didattico affrontando una nuova fondamentale tematica nel campo della fotografia: l’esposizione fotografica.

Siamo partiti dalla composizione e dalla regola dei terzi, base molto importante per capire come ottenere la giusta inquadratura e con quali strumenti valorizzare il nostro focus. Abbiamo proseguito accostandoci alla parte grafica della fotografia, quella dove i chiari e gli scuri di uno scatto si incontrano nell’istogramma per definirne i livelli di luminosità. 

A questo punto avviene il collegamento teorico, quello che dal concetto di luminosità porta a quello di triangolo dell’esposizione. Abbiamo trattato questo argomento come uno dei pilastri fondamentali della fotografia: è solo a partire da questo sistema, infatti, che si può dar vita a uno scatto corretto. Almeno nella fotografia professionale. 

Tempi di esposizione, apertura del diaframma e ISO sono quelli che, se regolati correttamente, favoriscono una riproduzione della realtà più veritiera. Ma com’è possibile ciò?

Se nell’articolo sul triangolo dell’esposizione abbiamo fornito un’infarinatura di tutte e 3 le macro categorie, adesso è arrivato il momento di scendere nello specifico e di approfondire l’esposizione.

Vediamo insieme cos’è l’esposizione, a cosa serve e come regolarla. 

Modalità manuale o automatica dell'esposizione fotografica

Fig.1

Sommario

Che cos’è l’esposizione in una foto?

Da non confondere assolutamente con i tempi di esposizione, quello di oggi è un argomento correlato ma diverso. 

L’esposizione, definita in EV (Expsosure Value), è regolata dall’esposimetro interno della reflex digitale (esistono anche esposimetri esterni) e può essere controllata:

  • manualmente quando si lavora nel programma “M”;
  • in automatico dalla macchina fotografica in modalità “P”;
  • in semi-automatico nelle altre modalità “A” (Nikon) o “Av” (Canon) per la priorità di diaframmi e “S” (Nikon) o “Tv” (Canon) per la priorità di tempi.

Ma se scegliessimo, quindi, la modalità manuale “M”, cosa dovremmo fare nello specifico?

Come si regola l’esposizione fotografica?

Affinché si ottenga l’esposizione fotografica corretta, è necessario che un certo quantitativo di luce colpisca il sensore per un determinato lasso di tempo, secondo la sua sensibilità alla luce. Esattamente come abbiamo visto nell’articolo sul triangolo dell’esposizione, i fattori che la influenzano sono:

  • i tempi di scatto → scatti più rapidi, come ad esempio 1\1000, faranno immagazzinare meno luce; scatti più lenti, ad esempio 20″sec, permettono di catturare più luce;
  • l’apertura del diaframma → all’aumentare dell’apertura, ad esempio ƒ1,4, entrerà più luce ma diminuirà anche la profondità di campo. Chiudendo il diaframma, ad esempio f/16, aumenterà la profondità di campo ma entrerà meno luce;
  • la sensibilità ISO → (più basso è il valore,ISO 100 ad esempio, meno luce verrà impressa; viceversa più alto sarà il valore, ISO 6400, maggiore sarà la luce che catturerà).

A prescindere da tutto, resta da rispettare una sola regola: è possibile combinare questi tre fattori come meglio si crede, purché non cambi la quantità di luce che colpisce il sensore.

Come regolare l’esposizione di una foto (nella pratica)

A seconda del modello e marca della macchina fotografica l’indicatore dell’esposimetro possiamo trovarlo:

  • all’interno del mirino (tutte le reflex): si attiva premendo il tasto di scatto a metà corsa e guardando all’interno del mirino dovrebbero accendersi dei valori che indicano vari dati, tra cui appunto l’esposimetro.
Dove trovare l'esposizione fotografica
  • nel display LCD, insieme a tutti gli altri dati di scatto e impostazioni.
Esposizione fotografica digitale
  • sul secondo display nella parte superiore del corpo macchina ( questa opzione non è presente su tutti i modelli di reflex).
Trattini dell'esposizione fotografica

Che cosa si intende con “regola del 16”?

Avete mai sentito parlare della regola del 16? Molto semplicemente, secondo questa regola, per esporre nel modo giusto un soggetto durante una giornata piena di luce bisogna prendere come riferimento tre parametri:

  • diaframma f/16; 
  • un certo valore di ISO (es. 100);
  • un tempo di scatto pari al reciproco della sensibilità ISO stessa.

Che cos’è un esposimetro fotografico?

L’esposimetro fotografico è uno strumento usato sia in fotografia che nel cinema. Il suo scopo è quello di stabilire la quantità di luce emessa dalle sorgenti luminose durante l’inquadratura di uno scatto o di una scena. Tale quantità viene definita “valore di esposizione”, il quale suggerisce i parametri corretti per ottenere lo scatto migliore (tipo la coppia tempo / diaframma). 

Esistono due tipi di esposimetro: quello esterno e quello interno alla fotocamera. Oggi, ovviamente, si preferisce fare riferimento all’esposimetro digitale nella fotocamera (interno), il quale risulta essere molto più facile e veloce. Quello esterno viene usato principalmente negli studi fotografici professionali per evitare la possibilità di rendere grigi sia i bianchi che i neri. 

esposimetro esterno

Come si usa un esposimetro?

L’esposimetro indica, come dicevamo, la quantità di luce necessaria per esporre correttamente il soggetto ed è indicata da una barra con al centro uno “0” (che sta a significare il punto esatto della corretta esposizione fotografica) sulla sinistra una freccia che indica valori da -1 a scendere (sottoesposizione), sulla destra invece una freccia che indica valori da +1 a salire (sovraesposizione)

Quindi se avremo la freccia che punta verso i valori positivi, la macchina ci sta indicando che la foto verrà troppo chiara, se invece punterà verso i valori negativi la foto risulterà scura. Questi valori sono indicati sul display con dei trattini, a seconda del modello di reflex, possono essere calcolati valori anche di 1/3 di stop come illustrato nell’immagine sottostante.

Esposizione fotografica in stop

Fig.2

Ottimo, ma adesso perché la macchina fotografica fa questi calcoli e mi indica questi valori? Perché come detto prima, sta eseguendo una lettura della luce presente sulla scena che stiamo inquadrando. La lettura della luce può avvenire in due modi:

  • di luce riflessa: come dice la parola, è la luce che il soggetto rimanda alla fotocamera
  • di luce incidente: che è quella che arriva direttamente sul soggetto (si misura con esposimetro esterno posto verso l’obiettivo).

Le tre letture esposimetriche

Noi analizzeremo il primo caso, in quanto gli esposimetri interni delle reflex utilizzano questo metodo e possono farlo in 3 modi:

  1. Lettura esposimetrica MATRIX → Considerata la misurazione più complessa ma allo stesso tempo quella più affidabile, la lettura esposimetrica “MATRIX” misura la luce con tutti i sensori e in tutte le aree del mirino e, attraverso un calcolo algoritmico, suggerisce la coppia tempo/diaframma migliore;
  1. Lettura esposimetrica SEMI-SPOT o ponderata centrale → Questa misurazione esposimetrica misura la luce di tutta l’area del mirino ma utilizzando solamente due sensori, quello centrale e quello laterale. Il primo è quello a cui dà maggiore importanza;
  1. Lettura esposimetrica SPOT → In questo caso, l’esposizione fotografica viene calcolata solo al centro del mirino, in un’area molto ristretta e limitata. Misurazione classica dell’esposimetro esterno.

La lettura esposimetrica “Matrix” è quella che fa riferimento ai tre soliti valori del triangolo dell’esposizione: tempi, diaframma e ISO, ma questo lo vedremo nelle prossime puntate!

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Facciamo un esempio pratico su come regolare l’esposizione fotografica della nostra reflex attraverso i tre fattori tempi, diaframmi ed ISO.

Supponiamo di andare in montagna e trovarci davanti a questo paesaggio (Fig.3):

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Fig.3

Ora impostiamo la macchina fotografica su P (vedi fig. 1) con lettura esposimetrica su MATRIX. Questa ci restituirà dei valori in automatico, ad esempio: ISO 200, f/11, 1/500s.

Fin qui tutto facile… Potresti anche scattare ed avere la tua foto bella e pronta, come fanno in molti, ma vanificheresti una delle cose che il fotografo ama fare di più, ossia, scegliere manualmente la corretta esposizione!

Per i più audaci, adesso provate a impostare la modalità M (manuale), sempre con lettura esposimetrica su MATRIX e scattate senza impostare nulla. Cosa succede? La foto risulta troppo scura o priva di dettagli? Oppure troppo chiara, quasi bianca? Normalissimo, devi regolare quei tre fattori tempi, diaframmi e ISO di cui parlavamo poco fa.

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ISO

Tenendo conto che gli ISO in digitale rappresentano le vecchie pellicole ASA, dovremo per prima cosa impostarli in base alle condizioni di luce (si tende a tenerli sempre il più bassi possibile per evitare il rumore digitale o grana) presente sulla scena.

Essendo quella sopra (Fig. 3), una foto ripresa a metà giornata (sole alto quasi perpendicolare), andranno impostati gli ISO più bassi che la vostra reflex permette (di base dovrebbe essere 100 o 200). A questo punto guardando il display della reflex vedremo dei valori che ci indicano tempi di scatto, diaframma e l’esposimetro che ci segnala qualcosa.

Diaframma

L’indicatore dell’esposimetro segnalerà dei valori positivi o negativi in base a come sono stati impostati i tempi e i diaframmi. Essendo un paesaggio, suggeriamo di chiudere il diaframma per avere una maggiore profondità di campo e quindi avere tutta la foto a fuoco: imposteremo f/11.

Tempi

Adesso manca il “tempo”. Come sapere quale tempo scegliere per far si che la nostra foto sia correttamente esposta? Guarderemo cosa ci indica il cursore dell’esposimetro nel mirino o nel display esterno. Se sarà spostato verso il “+” vorrà dire che con quei dati, la foto verrà sovraesposta (molto chiara), di quanto? Lo leggeremo in base alle tacchette (fig. 2) rappresentate su quella barra, le quali si misurano in “STOP”.

Nell’esempio qui sotto, si può notare come un valore di 1/60s, anziché 1/500s, porti a un eccessiva luminosità della foto:

SOVRAESPOSIZIONE +3EV

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Dicevamo, quindi, se la barra risulta positiva, vuol dire che entra troppa luce e che dovremo ruotare la ghiera dei tempi di 3 STOP, diminuendoli, per far si che l’otturatore rimanga aperto meno tempo ed impressioni meno luce.

Al contrario, se l’indicatore sarà spostato verso la parte negativa, agiremo sempre sulla ghiera dei tempi ma aumentandoli, permettendo così all’otturatore di restare aperto più tempo e di immagazzinare la luce necessaria. Qui sotto un esempio dove il valore dei tempi era impostato su 1\2000, riducendo la luminosità generale di tutta l’immagine:

SOTTOESPOSIZIONE -2EV

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Sono valori assoluti questi che ci da l’esposimetro? Assolutamente no, perché è possibile ottenere la stessa esposizione anche impostando ISO e diaframmi differenti, mantenendo fermo il tempo sullo stesso valore.

L’esposizione fotografica corretta

Tenendo sempre in considerazione l’immagine del paesaggio montano qui sopra, potremmo impostare come tempi 1/1000s, lasciare gli ISO a 200 e aprire il diaframma. In questo modo permetteremo di far entrare più luce, quella luce che non entra più dai tempi perché sono il doppio più veloci di prima (1/500s). In seguito regoleremo la ghiera del diaframma a f/8 (ossia 1 stop in meno) e così facendo riporteremo la livella dell’esposimetro su “0”. Agendo invece sugli ISO, avremmo dovuto impostare 1/1000s, f/11 e ISO 400.

Come dicevamo, ogni situazione di luce è diversa e non si ripete mai allo stesso modo, per questo il concetto dell’esposizione fotografica va approfondito per comprendere come utilizzare anche gli altri metodi di misurazione che vengono in soccorso del fotografo in situazioni di luce particolare, come i controluce o la fotografia notturna, ma questo lo vedremo nelle prossime lezioni.

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