Oggi la nostra rubrica sui fotografi famosi parte con un piede differente. Sarà che dobbiamo ancora adattarci all’anno appena entrato ma, per quanto riguarda il primo articolo del mese, abbiamo deciso di dedicare la rubrica a ben due fotografi differenti: Mike Oblinski e Christophe Jacrot.
In realtà, se proprio vogliamo dirla tutta, Oblinski e Jacrot hanno più punti in comune che differenze. In un periodo come questo in cui pioggia, mal tempo e fulmini sono all’ordine del giorno, non potevamo non parlare di fotografi della loro portata.
Il punto in comune tra Oblinski e Jacrot è sicuramente la loro passione per quelle condizioni climatiche un po’ più alterate. Nei loro lavori, pioggia, fulmini e tempeste ritrovano una nuova essenza artistica, diventando dei nuovi e affascinanti soggetti fotografici da immortalare nella loro impetuosità.
Che la loro storia e le loro tecniche possano essere d’ispirazione a tutti quelli che desiderano mettersi in gioco nella fotografia. Che la costanza, pazienza e passione possano arrivarvi donandovi nuove consapevolezze. Fare il fotografo professionista necessita di dedizione e anche di un pizzico di coraggio. Solo tentando e ritentando, prevedendo e pazientando, riuscirete a ritrarre le innumerevoli meraviglie che la natura ci mette a disposizione e ad avere i vostri scatti unici.
Conosciamo meglio i nostri fotografi di oggi: Oblinski e Jacrot.
Sommario
Chi è Mike Oblinski e perché viene chiamato “Cacciatore di tempeste”?
Mike Olbinski è un fotografo americano dei nostri giorni conosciuto per la sua fotografia di temporali e di paesaggi. Dopo anni di perfezionamento, Oblinski si è specializzato nella cattura di immagini di tempeste e fulmini, imparando a conoscere e prevedere i temporali. Grazie all’uso di attrezzature avanzate, Oblinski riesce a catturare immagini spettacolari di tuoni, lampi e fulmini dalla loro manifestazione irruente e per tutta la loro durata.
Mike Olbinski è stato presente in molte riviste e siti web come National Geographic, Weather Channel, Discovery Channel, The New York Times, Popular Photography, Outdoor Photographer e molti altri. Ha anche vinto molti premi per la sua fotografia, tra cui il titolo di “Storm Photographer of the Year” dalla Weather Channel.
Oltre ai temporali, Mike Olbinski è anche conosciuto per la sua fotografia di paesaggi, in particolare per le sue immagini del deserto del sud-ovest degli Stati Uniti e delle montagne del Colorado. Egli utilizza anche la sua conoscenza delle condizioni atmosferiche per catturare immagini spettacolari dei cieli notturni e delle aurore boreali.
Oblinski: tra macchine fotografiche e bollettini meteorologici
A prescindere da tutto restano le sue origini di Phoenix che gli hanno permesso e favorito ancor di più una formazione prettamente dedicata ai cambiamenti del cielo. Trattandosi di una città americana soggetta a fenomeni di questo tipo durante le stagioni estive, il fotografo non poteva non restarne “colpito” dai temporali di Phoenix. Con Oblinski, infatti, i fenomeni meteorologici diventano manifestazioni artistiche dalla grande portata espressiva.
È proprio così che con il tempo, trovandosi nel posto giusto al momento giusto, un po’ per fortuna, un po’ per curiosità, il fotografo americano ha dato il via a una serie di scatti che lo avrebbero designato per sempre come il “cacciatore di tempeste“.
Chi è Christophe Jacrot e perché viene chiamato “Rain man”?
Qui dobbiamo effettuare qualche passo indietro nel tempo. Christophe Jacrot è un fotografo francese conosciuto per il suo lavoro su temi sociali e ambientali. Ha iniziato la sua carriera come fotografo di strada a Parigi negli anni ’80 e poi si è specializzato in fotografia di reportage sulle culture in tutto il mondo. Il suo lavoro è stato esposto in molte mostre e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.
Jacrot ha documentato la vita quotidiana di diverse comunità, come i pastori nomadi del Sahara e i pescatori delle isole del Mediterraneo. Ha anche lavorato a progetti di lunga durata su temi come l’inquinamento, le mine antiuomo e le conseguenze dei cambiamenti climatici.
Restando in tema “ambientale” ci spostiamo su un versante più metereologico del termine. Si dà il caso, che a Jacrot sia stato attribuito l’appellativo di “Rain Man” proprio per il suo stretto rapporto con la fotografia della pioggia.
“Mi piace il romanticismo della pioggia e della neve che cade. Sono attratto dall’universo visivo nascosto dietro di esso”
Le condizioni ambientali sono un tema ricorrente tra i lavori di Jacrot. Soprattutto quelle in cui si può dar vita a nuovi punti di vista attraverso la pioggia.
La pioggia come mezzo di distorsione visiva
E così il fotografo francese rientra a pieno titolo tra i fotografi famosi degni di nota proprio per la sua concezione nuova dell’arte fotografica. Trattandosi di un viaggiatore del mondo, la specialità di Jacrot è proprio quella di catturare bellissime immagini di città in condizioni di maltempo.
Il suo è un vero e proprio esperimento in cui il fotografo pone un velo di pioggia tra sé e la scena da fotografare. Perché vi chiederete… Secondo Jacrot alcune condizioni atmosferiche hanno il potere intrinseco di trasmettere un certo fascino malinconico e romantico. Nel momento in cui la pioggia ricopre la scena, è come se, tramite quest’immagine distorta, si venisse a creare una nuova visione del mondo.
“Solo imparando ad accettare il mondo così com’è, e accettando le condizioni meteo con tutti i suoi capricci, è possibile sviluppare una nuova visione olistica del mondo”