Uno degli aspetti affascinanti della fotografia è poter raccontare storie attraverso di essa.
Un’abitudine che affonda nella notte dei tempi: le storie hanno sempre animato le riunioni intorno al fuoco, nelle piazze delle città, i banchetti e le tavole conviviali.
Per un fotografo l’abilità sta nel portare a chi guarda la propria foto emozioni, atmosfere, idee, azioni, messaggi…
Tutti ingredienti che in una buon racconto fotografico non devono mancare.
Di racconti fotografici ce ne sono di diversi tipi e lunghezze. Ci sono, per esempio, le storie brevi, che possono ridursi a uno o due scatti.
Una guida, seppure breve, di come costruire una storia fotografica, richiederebbe un po’ di pagine. Per questa ragione de seguito ci limitiamo a dare i suggerimenti più importanti.
Passo n. 1: C’è un pubblico la fuori. Aiutiamolo!
Per prima cosa impostate la selezione e la ripresa dei vostri scatti fin dal principio: deve essere chiaro che nasce per un pubblico e con l’intento di raccontare una storia. I racconti fotografici partono con l’idea di avere un pubblico. E’ una delle chiavi per valutare il successo di un lavoro fotografico. Significa che le immagini avranno una composizione e sequenza tali da spiegare senza parole la vostra idea.
Per essere sicuri di non sbagliare, potete ricorrere ad alcune domande:
- C’è qualcosa che resta da spiegare?
- Vi viene voglia di vedere un’altra foto che mostri qualcosa che è rimasto fuori?
Pochissimi lavori fotografici riescono a spiegare senza nemmeno una parola. per questo c’è bisogno di descrizioni e a volte di un breve testo scritto introduttivo.
Ma se questa è per esempio una regola che vale per il fotogiornalismo, per alcuni fotografi è una sorta di eresia. Alcuni ritengono che una foto debba parlare da sola, senza descrizione. Ma alla fine un gruppo di foto che vuole raccontare una storia ha bisogno di testo. Perfino il grande Cartier-Bresson si arrese all’idea che raramente può accadere che una singola immagine sia una storia in se stessa.
Passo n. 2: La formula “3+1” ingredienti
E’ molto facile. I lavori fotografici si compongono di:
- un’apertura
- un corpo
- una chiusura
In altre parole un inizio, uno svolgimento e una fine. E’ compito dell’editing selezionare le foto più d’impatto. Per farlo bisogna:
1. Avere un’apertura forte
2. Sviluppare la storia
3. Avere una fine forte (non necessariamente forte quanto l’inizio)
E il “+1”? Il +1 è la foto chiave
Puntate a una foto che sia forte, potente per qualunque ragione (soggetto, composizione, luce) e che catturerà l’attenzione di chi la guarda. Può essere ovunque nel corpo del lavoro. Non avete alcuna garanzia che il vostro miglior scatto durante lo shooting verrà fuori come vorreste, ma sia come sia, ne avete bisogno in ogni caso.
Passo n. 3: preferite una narrazione lineare
Cercate qualcosa con cui aprire? Cercate un’idea? In teoria potreste fare una storia con qualunque soggetto, ma in pratica è molto più facile se avete davanti qualcosa di interessante e che naturalmente chiama uno scatto dietro l’altro.
Così, suggerimento nel suggerimento: provate a costruire una storia “per intero”. Le storie confezionate “per intero” ripagano sempre.
Qualche esempio?
Mostrare come viene fabbricata un automobile, come è cotto un dolce, come un artista crea una scultura.
Una delle caratteristiche che le storie “per intero” hanno è che evolvono naturalmente e sopratutto seguono una tabella di marcia.
Generalmente aprono con materia grezza e attrezzi, e in un arco di tempo l’oggetto, quale che sia, prende forma.