Lo sapevi che la fotografia still-life ha delle origini molto lontane? Per quanto la nostra immaginazione possa associare questa tecnica fotografia a una fotografia un po’ più recente, la verità è che già a partire dagli inizi del 1800 si parlava di fotografia di oggetti inanimati.
Così come il ritratto artistico venne soppiantato dalla fotografia di ritratto, allo stesso modo la tradizione del concetto artistico di “natura morta” prese nuova vita in quello di still-life fotografico.
Vediamo insieme quali sono stati i primissimi fotografi famosi a sperimentare con questa tecnica e chi, oggi, continua a offrirci immagini artistiche di questo tipo.
Sommario
Adolphe Braun: il pioniere della fotografia still-life
Adolphe Braun (1812-1877) è stato un fotografo e imprenditore francese di origine alsaziana, noto per il suo contributo pionieristico alla fotografia nel XIX secolo. Braun ha iniziato la sua carriera fotografica negli anni ’40 dell’Ottocento, divenendo uno dei primi fotografi di successo in Europa. La sua opera spaziava dalla fotografia di paesaggi alla ritrattistica.
Quello per cui è maggiormente conosciuto, però, sono le sue fotografie di fiori, piante e scene di vita. Le sue immagini di fiori sono state molto influenti nell’arte botanica e hanno contribuito a documentare la varietà e la bellezza della flora.
All’epoca questa era una vera e propria tecnica innovativa che gli permise di vendere fotografie in tutto il mondo. Inoltre, Braun era uno sperimentatore fotografico e a lui appartiene la scoperta della “Fotocromia”.
Cos’è la fotocromia di Braun?
La fotocromia di Braun, chiamata anche processo di fotocromia, è una tecnica di stampa fotografica a colori sviluppata dal fotografo francese Adolphe Braun nel XIX secolo. Questo processo è stato uno dei primi metodi di produzione di stampe a colori realistiche dalle fotografie in bianco e nero.
Ecco una panoramica di come funziona il processo di fotocromia di Braun:
- Selezione delle immagini: Inizialmente, venivano scattate fotografie in bianco e nero di soggetti o scene (solitamente natura morta).
- Preparazione dei supporti di stampa: Un’immagine in bianco e nero veniva separata in tre o quattro lastre di vetro, ognuna con un filtro colorato. Questi filtri corrispondevano ai colori primari (ciano, magenta, giallo e nero) utilizzati per la stampa.
- Stampa delle immagini: Le lastre di vetro venivano utilizzate per la stampa su carta fotografica. L’immagine in bianco e nero originale veniva stampata separatamente utilizzando le lastre di vetro colorate per sovrapporre i colori desiderati.
- Tono e sfumature: Le diverse lastre di vetro e i filtri colorati permettevano di ottenere diverse tonalità e sfumature di colore. Questo processo consentiva di riprodurre colori realistici nelle immagini.
Questa tecnica è stata ampiamente utilizzata per produrre stampe colorate di paesaggi, scene di vita, fiori e altro ancora (natura morta). È stata un importante contributo al mondo della fotografia e ha influenzato lo sviluppo successivo della fotografia a colori.
La tecnica e i riconoscimenti di Braun
Le fotografie di Braun sono state esposte in numerose mostre internazionali e in gallerie d’arte in Europa e negli Stati Uniti. Ha ricevuto vari premi e riconoscimenti per il suo lavoro, contribuendo a elevare la fotografia a un nuovo livello di rispetto e considerazione come forma d’arte.
Per il suo studio e contributo allo sviluppo della fotocromia fu eletto Membro dell’Accademia delle Scienze di Torino. Ha ricevuto la Medaglia d’Onore all’Esposizione Universale di Parigi nel 1855. E, sempre per le sue fotografie, alla Mostra Nazionale Bavarese del 1869 fu premiato con la Medaglia al Merito all’Esposizione di Monaco.
Il lavoro del fotografo francese è stato un precursore per molte delle tecniche e dei generi fotografici che avrebbero successivamente sviluppato la fotografia artistica. Ha dimostrato che la fotografia poteva essere molto più di una semplice documentazione e poteva esprimere la bellezza e la creatività.
Lo still-life moderno visto dall’occhio del fotografo Krista van der Niet
Facciamo un salto temporale e catapultiamoci in Olanda negli anni 1878. Precisamente nella città di Bathmen quell’anno nasceva quella che sarebbe diventata una fotografa dello still-ife moderno.
Sto parlando di Krista van der Niet, colei che, prendendo spunto da Caravaggio prima e, probabilmente da Braun poi, ha dato vita alla fotografia moderna della natura morta e delle scene di vita.
Il suo percorso fotografico inizia con la laurea in Fotografia alla Gerrit Rietveld Academie di Amsterdam, dove si trasferì e dove attualmente riveste il ruolo di docente alla Royal Academy of Art dell’Aia.
La tecnica e i riconoscimenti della van der Niet
La fotografia per la fotografa olandese è vera e propria sperimentazione: è distruggere le regole di ciò che si vede e dare nuovi stimoli alla percezione. Così come dichiara in un intervista, infatti, lo scopo dei suoi lavori è proprio quello di mostrare gli oggetti in un contesto più fresco, dove questi possano perdere il loro significato.
Osservando i suoi scatti è possibile creare nuove associazioni e attribuire agli oggetti ciò che desideriamo e immaginiamo in quel momento. È esattamente il confine tra il reale e l’artificiale, la fotografia e la scultura, il vecchio e il nuovo e l’umano e l’oggetto che l’ha sempre affascinata.
I want to show objects in a refreshing context, they can loose their meaning, give new associations, make you wonder and think. The border between realistic and artificial, photography and sculpture, old and new, human being and object, is what fascinates me.
Krista van der Niet
Tutto il suo lavoro dunque ruota intorno al tema della natura morta ma con l’obiettivo di arricchirlo di nuovo senso estetico, a tratti ironico, attraverso l’essenzialità e la nitidezza degli scatti. Se vogliamo le opere della van der Niet non sono nient’altro che una poetica concatenazione tra realtà e artificio in cui forme, simboli e significati si fondono tra loro.
Tra i suoi emblemi più sconcertanti c’è quello del corpo umano raffigurato come soggetto-oggetto. Non capita di rado, infatti, trovare l’uomo/donna colto in pose innaturali che diventa parte della scenografia still-life in combinazione a utensili e strumenti di uso quotidiano.
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