Muore dal 68esimo piano della Tregunter Tower di Hong Kong l’influencer Remi Lucidi acrobata francese. Dalla loro affermazione agli ultimi anni, prendendo un periodo che va dal 2008 al 2021, si conta siano morte all’incirca 379 persone durante i loro shooting in situazioni di pericolo. Sempre verso il 2021, l’Italia risultava essere all’11esimo posto per numero di vittime.
Ho voluto iniziare questo articolo un po’ come se fosse una flash news di cronaca nera ma in realtà non si tratta di una notizia dell’ultimo minuto. Purtroppo quella di cui vi parlo in questo articolo è una vera e propria era che si può tranquillamente definire era del “selfie estremo” o, addirittura alcuni l’hanno chiamata era del “killfie” (l’insieme delle parole “to kill” in italiano “uccidere” e “selfie”).
Insomma, si possono amare i selfie da morire sì ma morire di selfie assolutamente no! Vediamo insieme quanto è diffuso questo fenomeno e in che modo è diventata una problematica da risolvere.
Selfie mortali nel mondo: uno sguardo alle statistiche globali
Un interessante report effettuato da un team di ricercatori dell’Istituto indiano delle scienze mediche (All India Institute of Medical Sciences) nel 2017 ha svelato un bel po’ di numeri. Lo studio riguardò nello specifico una rassegna delle notizie sui decessi correlati ai selfie tra il mese di ottobre 2011 ed il mese di novembre 2017. I numeri, le casistiche e le condizioni furono così sorprendentemente strabilianti che i ricercatori coniarono per la prima volta il termine “Selficidi“.
Nel 2011 si segnalarono 3 morti per selfie mentre nel 2012 solo 2. Il problema è che con l’ascesa sempre più incalzante dei social network e, in particolare di Instagram e Snapchat, anche i numeri hanno iniziato ad aumentare incessantemente. Nel 2016 si contavano 98 morti; nel 2017 se ne aggiunsero altri 93. Alla fine dell’anno, in tutto si contavano 259 persone morte per autoscatto in 137 diversi incidenti in tutto il mondo.
Le statistiche sono molto chiare anche se non aggiornate all’anno corrente. Per quanto ne sappiamo oggi, i morti per selfie e fotografie in situazioni estreme sono circa arrivati a toccare la soglia dei 380. Ma quali sono le principali cause di morte?
- Cadute dall’alto 56,26%;
- Incidenti di trasporto 41,86%;
- Annegamento 13,6%;
- Armi 5,87%;
- Incidenti elettrici 5,33%
- Animali 2,67%.
Statistiche dei “selficidi” nel Mondo: Dati e Tendenze
Di questi “selficidi”, come li chiamano i ricercatori, il 72,5% di loro erano uomini e il 27,5% erano donne. L’età media è di circa 23 anni. Il 50% delle vittime aveva 20-29 anni e il 36% aveva, pensate, 10-19 anni.
Queste statistiche calcolano circa uno o più decessi per selfie nel mondo ogni 12 giorni e, a quanto pare, lo Stato con più decessi per “selficidi” è l’India. Purtroppo questa è seguita dagli Stati Uniti, dalla Russia e dal Pakistan. Sempre verso il 2018, in questa classifica l’Italia è all’11esimo posto.
Nel 2014, per esempio, una 17enne di Bari è morta in gita precipitando da 20 metri mentre voleva scattarsi una foto sul lungomare. Nel 2018, invece, un 15enne è deceduto precipitando da un tetto di un centro commerciale di Sesto San Giovanni dal quale voleva farsi un selfie “estremo”.
A tal proposito, i ricercatori credono che questi numeri siano solo una stima inferiore a quanto sia effettivamente la realtà dei fatti. Per esempio, molti degli incidenti stradali provocati dagli autoscatti, sono stati segnalati come decessi dovuti al sinistro e quindi non riportati nelle statistiche appena proposte.
L’impatto sociale dei “killfie”: prevenzione ed educazione contro le morti da selfie estremo
Mentre siamo ancora impegnati a parlare e a fare i conti con un’epidemia appena passata, non ci rendiamo conto che nel frattempo ce n’è un’altra che si è insidiata a pieno titolo. L’epidemia da selfie estremo è, infatti, un fenomeno che molto rapidamente si è trasformato in una problematica senza ritorno.
Secondo quanto dichiarato nel 2019 dalla vicedirettrice dell’istituto di ricerca Eurispes, Raffaella Saso:
“Comportamenti di estrema imprudenza soprattutto da parte dei giovani, alla ricerca di adrenalina o nel tentativo di apparire audaci, sono sempre esistiti ma questo è anche un fenomeno nuovo. C’è un uso deteriore delle tecnologie: non c’è solo la sfida alla sicurezza, ma un narcisismo acrobatico, la ricerca della spettacolarizzazione, che non riguarda solo chi resta ucciso o ferito, ma anche i selfie fatti sui luoghi di tragedie, un comportamento riprovevole sul piano etico”.
In seguito all’intervista effettuata per Europa Today, la vicedirettrice Saso ha anche definito questo fenomeno come una sorta di “fiera delle vanità per cui il virtuale conta più del reale”. Insomma, davvero è arrivato il momento di fare qualcosa.
I provvedimenti e le proposte salvavita
Per il suo peso e per il numero crescente di decessi, diverse autorità come ministri e sindaci hanno iniziato a considerare l’idea di prendere provvedimenti a riguardo.
Secondo il presidente della fondazione iO, Manuel Linares Rufo, si può aiutare ad affrontare fenomeni di questo tipo identificando, per esempio, i luoghi più pericolosi e rendere i visitatori consapevoli di ciò. Secondo Rufo, per rendere questo possibile, bisognerebbe addirittura coinvolgere produttori di telefoni, sviluppatori di applicazioni e le varie amministrazioni.
In India, per esempio, alcuni luoghi sono state etichettati come “zone selfie-free”, sperando in questo modo di disincentivare questa pratica, spesso dai risultati pericolosi. In Irlanda, invece, Jim Daly, ministro della Salute Mentale e degli anziani, ha proposto di installare dei veri e propri “selfie seats” per prevenire proprio questo tipo di decesso.
Nell’arcipelago indonesiano, i funzionari amministrativi stanno preparando un luogo sicuro per selfie per stranieri e turisti sul Monte Merapi prendendo in considerazione il tasso di rischio di morte da selfie. In Russia ci sono tabelloni e slogan che dissuaduono a scattare selfie in particolari condizioni rischiose che potrebbero mettere in serio pericolo di vita”.
Nell’idea di Daly, questi “seggiolini da selfie” potrebbero e dovrebbero essere installati nei luoghi più visitati del Paese, come per esempio le fragili scogliere Cliffs of Moher, situate nella Contea di Clare. Troppo spesso i turisti hanno difficoltà a immortalare le bellezze della natura e, impiantare questi seggiolini in punti strategici, non farebbe altro che rendere la visita senza rischi e in tutta sicurezza.