Quando si parla di fotografie, e soprattutto di fotografie “venute bene”, inconsapevolmente si sta apprezzando quella che di base si definisce ”composizione fotografica” in tutto il suo insieme fatto di decisioni preliminari (compresa la regola dei terzi in fotografia).
Prima di chiarire il significato di regola dei terzi in fotografia, però, soffermiamoci innanzitutto sulla composizione e su cosa si intende quando si usa questa espressione.
Con composizione fotografica ci si riferisce a tutte le scelte effettuate prima, durante e dopo uno scatto per dare senso a tutti gli elementi visivi all’interno dell’inquadratura. Per essere più specifici, questo termine riguarda la scelta del soggetto, per esempio, così come il suo rapporto con l’ambiente circostante (sfondo) che sarà presente nell’inquadratura.
In ultimo, parte integrante di una corretta esposizione è anche il livello di prospettiva e profondità che si vogliono attribuire allo scatto. In relazione a queste importanti caratteristiche di un’inquadratura, scopriamo come nasce e che ruolo abbia la regola dei terzi in fotografia.
Chi ha inventato la regola dei terzi?
Come sempre, se non c’è un po’ di storia da ripercorrere e un po’ di origini da scoprire, non siamo noi di Weshoot! E infatti, immancabilmente, eccoci qui a parlare delle prime ipotizzazioni e applicazioni della regola dei terzi da parte di John Thomas Smith.
Smith fu un pittore vissuto dal 1766 al 1833 che per primo diede importanza all’attribuzione di linee di riferimento all’interno di un’immagine. Era proprio dentro queste linee che sarebbe dovuto cadere poi più facilmente l’occhio dell’osservatore.
In poche parole, il pittore in questione fu il primo a parlare di regole di composizione da applicare, così da rendere un’immagine capace di essere definita ”funzionante”.
L’inquadratura perfetta con la regola dei terzi
A conti fatti, quindi, la nostra cara regola dei terzi non è altro che una delle numerose leggi che danno vita a una composizione perfetta. In questo caso, una composizione dinamica.
Ma perché tanto clamore e tanto dibattito per una semplice regola? La regola dei terzi è davvero un qualcosa da applicare e rispettare in modo da apportare quel quid in più alle nostre fotografie?
Questa fantomatica legge delle leggi compositive ha effettivamente la sua ragion d’essere. Con la sua griglia composta da 9 quadranti e 4 punti di intersezione delle linee, la regola dei terzi ha la capacità di attribuire allo scatto i significati che vogliamo.
Per essere più precisi, in base al punto d’intersezione scelto, il rapporto tra il soggetto e lo sfondo di una composizione possono cambiare. Questo, sempre a seconda di quello che il fotografo vuole comunicare.
- Si potrebbe avere la volontà di trasmettere determinate sensazioni provate durante lo scatto;
- L’obiettivo potrebbe essere far focalizzare l’attenzione dell’osservatore su dei dettagli in particolare;
- Per intensificare un determinato messaggio che si vuole trasmettere.
Sezione aurea: l’evoluzione della regola dei terzi in fotografia
Parlando di griglie, quindi, qual è la differenza tra la griglia basata sul rettangolo aureo e quella della regola dei terzi? Questa è un’associazione che spesso in fotografia va di pari passo ma esiste qualche differenza che è bene conoscere per distinguere il tipo di composizione.
Le due griglie differiscono visivamente a partire dagli spazi inclusi tra le linee. Se da un lato c’è la griglia della regola dei terzi che divide i lati dell’immagine in parti uguali, dall’altro lato c’è la griglia aurea che, invece, si basa su rettangoli aurei. Quella delle linee di forza è una differenza che si percepisce stesso a occhio. Nel primo caso hanno tutte una distanza regolare tra loro di 1, nel secondo caso le colonne centrali sono più strette e misurano 0.618 (numero aureo).
Inoltre, per definirne i ruoli in maniera ancora più pratica, l’utilizzo della regola dei terzi non è altro l’applicazione semplificata della sezione aurea. Per questo motivo spesso si parla di rapporto aureo definendolo ”regola dei terzi potenziata”! Nelle foto ritratto, per esempio, gli occhi del soggetto potrebbero coincidere con uno dei 4 punti; così come nella fotografia di paesaggio si potrebbero far coincidere le linee orizzontali con quelle dell’orizzonte o di piani diversi.
Appurato, infatti, che i punti di intersezione della griglia sono quelli su cui si vuole dirigere l’attenzione dell’osservatore, optare per le colonne irregolari della sezione aurea farà sì che l’immagine rispetti e comunichi una composizione molto più equilibrata e naturale.
Nel corso della nostra esperienza da fotografi spesso ci è capitato di fotografare utilizzando le leggi della sezione aurea. Sai dove? Nelle foto macro, per esempio, così come in quelle della via lattea. Tra i numerosi viaggi fotografici che organizziamo, spesso ricerchiamo posti unici dove scattare foto al cielo e alla galassia. Potrebbe interessare anche a te? Vieni a scoprire i nostri prossimi viaggi. Noi siamo pronti per partire, e tu?