Come abbiamo avuto modo di iniziare a vedere nella sezione sulla profondità di campo, in ogni foto che scatteremo ci sarà un piano focale ovvero un piano parallelo al sensore della fotocamera e ad una certa distanza dalla fotocamera stessa in cui l’immagine avrà la massima nitidezza.
Possiamo immaginare il piano focale come una lastra di vetro collocata all’interno della scena che inquadriamo e ogni oggetto che si trova alla stessa distanza di questa lastra di vetro rispetto alla nostra fotocamera sarà a fuoco.
Quando il nostro soggetto si trova in una certa posizione, sposteremo questa lastra avanti o indietro al fine di posizionarla alla stessa distanza a cui si trova il nostro soggetto.
Questo processo ci permetterà di avere la massima nitidezza della foto in corrispondenza del soggetto ed è alla base della messa a fuoco.
Con le moderne fotocamere la messa a fuoco avviene tramite il movimento delle lenti contenute all’interno dell’obiettivo che permette di spostare il piano focale avanti o indietro.
La messa a fuoco può essere sia manuale che automatica.
Nella messa a fuoco automatica (autofocus) la fotocamera sfrutta un motore contenuto nell’obiettivo o nel corpo macchina per muovere automaticamente gli le lenti interne all’obiettivo per spostare il piano focale.
Con la messa a fuoco manuale invece il fotografo cambia la disposizione delle lenti e quindi la distanza del piano focale agendo direttamente su un anello collocato sull’obiettivo (Vedi sezione Le principali componenti della fotocamera, Fig. 3).